Andrea Gibellini

Selected poems in Italian, and in Swedish, English, and German translations

Pioggia

Oggi è piovuto intensamente. L'estate è finita, l'aria dell'autunno è entrata fitta nell'estate. Le foglie verdi sporcate dal fango gocciolano. E in un giorno come questo, quando il sole avrà di nuovo sconfitto la pioggia, tutto improvvisamente si fermerà, le parole non avranno più significato. Risenti il silenzio della pioggia e dei giorni, non basta più giocare all'uomo invisibile fra gli uomini, adesso tutto si è fatto più pesante, tremendo, vorresti essere quella pioggia che non cade più.


Regn

Idag har det regnat intensivt. Sommaren är slut, höstluften har gjort sitt intåg med råge. De gröna bladen, nedsmutsade av lera, droppar. En dag som denna, när solen på nytt kommer att vinna över regnet, kommer allt plötsligt att stanna, orden kommer inte längre att ha någon betydelse. Du känner tystnaden av regnet och av dagarna, men det räcker nu inte längre att leka den osynliga mannen mellan män. Nu är allt mer tryckande hemskt. Du skulle vilja vara det där regnet som inte längre faller.


translation by Åsa Elisabeth Hagberg



Fabbriche cemento ghiaia e altre cose


1

Perché quelle fabbriche così viste
in lontananza ti consolano,

hanno lunghi ferri come lunghe corna
di mammuth arrugginite e senza porte

grandi come perfette porte
di magazzini giganteschi dove non vi è nulla

[depositi di sabbia sfarfallati al sole
lungo la statale lungo ogni spinosa siepe

e dispersi furori
e il grano allungato a fremiti di canne alte]

che può consolare là sdraiate, assenti, in mezzo
al prato semiverde bruciacchiato ingiallito

sconfitto senza età e privilegi.


2

Quelle ciminiere allungate come colli di fucile
che sbuffano, sbuffano durante la notte, nascoste

e spente di cemento e mattoni di calce e cenere
inghiottita da chissà che bocca grande mai malvagia

il letto acuto di ghiaia candore di solarità
e chissà se quegli spalatori rarefatti

raccogliendo sassi hanno inconsapevoli costruito il mio letto
hanno trovato vene d’acqua

hanno girato manichette spargendo pioggia al di là
dei campi coltivati al di là del buon senso di mio padre

e mi giro rigirandomi su me stesso attraversando
come se guidassi avanti e indietro dallo stesso luogo

ma le erbe lassù adesso non c’entrano eppure sono solenni
gaudenti e felici di essere quello che sono ma vorrei

scacciare quelle consolanti immagini di gabbie di ferro
e ghiaia rapirmi quando oltrepasso finalmente

la tangenziale e vedendo oltre scendono
le luci arancioni della sera quelle case affacciate ferme

scendono su campi e asfalto tra specchi e dissolvenze lunari.



Factories, Cement, Gravel and Other Things


1

Why do those factories seen in the distance
like that give you any comfort?

Girders like long rusty tusks
of mammoths, no doors

huge and perfect like those on
gigantic retail stores where nothing

(deposits of sand flickering in the sun
by each thorny hedge along the main road,

and scattered frenzies,
the maize taller, trembling on its long stalks)

can give any comfort there, stretched out, vacant, surrounded
by greenish-yellow sunburnt fields
trampled without age or favour.


2

Those chimneys stretched like rifle barrels
hidden in the dark, puffing away all night,

cement and bricks of lime and ashes unseen,
swallowed up by who knows what enormous but not unfriendly mouth,

the sharp bed of gravel a blinding sunlit white,
and who knows if those hazy men gathering stones
with shovels have unconsciously made my bed
or found veins of water?

They direct hoses for spreading water over
cultivated fields, over my father’s common sense,

while I toss and turn backwards and forwards
as if driving back and forth at night from the same place,

but up there the grass no longer counts now and yet it’s solemn,
festive and happy to be what it is, but I want

to drive away those comforting images of iron frames
and gravel, feel filled with ecstasy when I finally cross

that bypass like an innocuous stream and beyond see
the orange lights of evening descend, those houses suddenly seeming to stop

beside the fields and asphalt, in rear mirrors and haze of lunar light.


translation by N S Thompson



Curriculum vitae


Ho compilato un curriculum vitae
ho cercato di aderire il più
possibile alla verità, di dire,
come in un interrogatorio nella luce,
la verità, soltanto la verità.

Come quando a volte ritrovo poesie mie.
Io giovane poeta leggevo
abbagliato i maledetti francesi e riscavo
nella melma del passato uno stelo-verso
che mi dica ancora che son qui, che sono vero.

Così mi circondano, certo con amore,
con amore, formiche, foglie
minuscole e vellutate, inconsuete, e sempre luci
nella penombra degli alberi, e l'orto botanico
dietro di me canticchia, parla, sussurra.

Ma ascolta: qui non ci sono le tigri,
i verdi colori della giungla di Rousseau
il Doganiere, il diorama delle sorprese
infinite, ci sono invece le infinite
disposizioni delle mente che non si cura.

Adesso, proprio in questo momento, mi ritrovo
solitario, è quasi estate, un inizio estate
fiduciosa di nuvole celesti, in un giardino
assolato, e ci sono schiamazzi squillanti
e veri di bambini e il modo degli insegnanti

è leggero come se quegli esseri avessero
il cuore di cristallo, le gambe in corsa lievi come
farfalle. Ma oggi ho compilato un curriculum
vitae dove, come dal fondo di un abisso, mi si chiede
chi sono, cosa faccio, quali referenze ho ―

chiedetelo all'aldilà.



Curriculum vitae


Ich habe einen Lebenslauf verfasst
habe versucht, so weit als möglich
bei der Wahrheit zu bleiben, ich wollte
wie bei einem Verhör, im Lichtschein
die Wahrheit sagen und nichts als die Wahrheit.

Es ist wie beim Wiederfinden alter Gedichte.
Ich, ein junger Dichter, las
wie geblendet die französischen maudits und im Morast
der Vergangenheit grabe ich einen Vers-Spross wieder aus,
der mir sagt, dass ich noch hier bin, dass ich lebe.

So umgeben sie mich, gewiss, voller Liebe,
voller Liebe, Ameisen, winzige und samtige
Blätter, ungewöhnlich, und immer Lichter
im Halbdunkel der Bäume, und der botanische Garten
hinter mir spricht, flüstert, singt vor sich hin.

Doch horch: Tiger gibt es hier nicht
und nicht die grünen Farben des Dschungels von Rousseau
die Zollbeamten, das Diorama unermesslicher
Überraschungen, hier gibt es vielmehr die unermesslichen
Neigungen eines sorglosen Geistes.

Jetzt, genau in diesem Augenblick, bin ich von neuem
allein, es ist beinahe Sommer, ein Sommeranfang,
der auf blaue Wolken baut, in einem sonnigen
Garten, und da ist das kreischende und wahre
Geplapper der Kinder und das Gebaren der Lehrer

ist so leicht, als wäre ihr Herz
aus Kristall, und die laufenden Beine ohne Schwere
wie Schmetterlinge. Jedoch heute habe ich einen Lebenslauf
ausgefüllt, in dem man mich, wie aus einem Abgrund heraus fragt
wer ich bin, was ich mache, welche Referenzen ich habe –

stellt doch ans Jenseits diese Frage.


translation by Theresia Prammer



Le torri


Se ti metti in viaggio oggi puoi scoprire le torri
medievali che s’innalzano a perpendicolo verso
il cielo cobalto dell’orizzonte
e fa caldo, molto caldo.
Prendi il bus nella sera d’agosto
e sei di colpo in una città d’oriente:
muezzin ispirano canore litanie
da torri svettanti verso la notte, verso l’assoluto.
Esule anche tu tra le sponde della città
fra un occidente e un oriente senza capo né coda.
Chini sopra alla propria bibbia
chini sopra al proprio corano
leggono in una lingua appuntita e sconosciuta
un alfabeto dentro alla storia strappata di tutti,
da qualche parte, altrove.
Vorrei dire così l’assoluto.
Ma la mia parola preme d’istinto sulle vertebre,
possono crollare in ogni momento
come un fatto normale.
Quando ho visto le torri cadere al suolo
gli studenti senza volto
fremevano nel settembre ancora assolato dall’estate.
Un fatto improbabile come una supplica si è compiuto.
Infine crollarono nella nebbia di paura:
un aliante di fumo gigante
si spandeva tormentoso nelle strade,
dentro alle finestre,
negli occhi spaventati dei passanti;
era altra caligine, altra storia,
ipnotico sangue di un’età stanca.
In occidente parlarono di un attacco alla democrazia.
In oriente un ragazzino agitava una farfallina di carta.
Le foglie del tramonto fluirono
verso un’altra stagione.



The Towers


If you set off today you can discover two
medieval towers that rise perpendicularly in
Bologna’s cobalt skyline
and it’s hot, very hot.
Take the bus on an August evening
and you suddenly find an Oriental city:
muezzins lift up litanies of birdsong
from towers outlined against night sky and the absolute.
You’re an exile on city outskirts,
between a West and East that have no meaning.
Bowed over their Bible
bowed low over their Koran
people read an alphabet in a pointed and unknown language
inside a history torn from everyone,
anywhere or other.
By this, I mean the absolute.
But this word of mine presses instinctively on the vertebrae,
they can collapse at any moment
as if it were something normal.
When I saw the twin towers fall to the ground
the faceless students
were trembling in September’s summer sunshine.
Something improbable came about as if by supplication.
In the end, they collapsed in clouds of fear:
gigantic wings of smoke
spread tortuously over streets,
inside windows,
in the shocked eyes of passers by;
the mist was different, history was different,
the drugged blood of a worn out age.
In the West they spoke of an attack against democracy.
In the East a little boy played with a paper butterfly.
The sunset’s leaves streamed
towards another season.


translation by N S Thompson



Le ossa di Bering

Ghiaccio e non altro se ghiaccio disteso,
il biancore della marea e il vento, sua meraviglia feroce.
– Che tutto, ora, si annienti, apertamente.

Si staccano leggere, defogliano semispente, perenni
come in una stagione orribilmente sognata.
Scuro leone marino, tiepido giorno...



Bering’s Bones

Ice, nothing but stretches of ice,
the pallor of the sea and fierce wonder of the wind.
– Everything negated now, plainly.

Detached delicately, they fall like half-dead leaves,
eternal in this dreadful nightmare season.
A dark sea lion, a lukewarm day…


translation by N S Thompson



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